Pubblicato il

La mia famiglia e altri animali (Gerald Durrell)

«Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro».

Con questo inizio l’autore già ci avverte di quel che troveremo tra le pagine: un’incredibile famiglia, strani amici, episodi esilaranti. I diversi personaggi non fanno da semplice cornice ma entrano a pieno titolo nel quadro di una natura affascinante e selvaggia tutta da scoprire. Gerald Durrell ci porta indietro nel tempo, permettendoci di riabbracciare i bambini che eravamo. Ci fa spalancare gli occhi di fronte alla meraviglia delle piccole cose.

Ironico e vivace, questo libro non ci insegnerà chissà che sull’entomologia, ma ci permetterà un approccio alla ricerca ed allo studio delle cose entusiastico.

Pubblicato il

Vestiti da festa e piedi di porco

Ultimo giorno dell’anno.

Il camioncino è fuori sul vialetto e sul pianale ondeggia una torre di sacchi di pellet (da scaricare). La caldaia muglia, la chiamano “onnivora”, ma quando la compri non specificano che mangerebbe anche te!
La sua coclea produce un cigolio stizzito già da qualche ora: chi glielo spiega che non è colpa nostra ma di questo “maledetto 2020”, che continua con la sua serie infinita di sciagure, decidendo all’ultimo momento di portarsi via anche i motori del cancello elettrico? Tutti e due naturalmente. E piove. Ed i sacchi si bagneranno… e noi con loro (quando riusciremo a scaricarli, passando dalle scale perché il cancello non si apre, durando il doppio di fatica).
E non ho voglia di preparare la cena.
E penso che vorrei andare a letto alle 7.

Così, tanto per fare, apro FB e mi salta all’occhio, fra tanti, un augurio stonato “Cosa ci aspettiamo dal 2021…”
No, spetta, cosa significa “cosa ci aspettiamo”? Io aspettavo la mattina di Natale quando avevo 5 anni, poi non ho più aspettato niente! Non aspetto nemmeno l’idraulico, per dire, perché se fa tante storie ne chiamo un altro.
Allora sarà meglio riguardare indietro, al pellet, al cancello, a queste festività bastarde, a questo anno incredibile. Mi fa male il collo ma cerco di girare davvero la testa e di inquadrare le cose nella giusta prospettiva.
Cosa ha fatto questo povero 2020 che non abbiano già fatto i suoi fratelli minori?
Niente.
Come tutti gli altri anni, come tutti gli altri giorni, mi ha messo alla prova. Mi ha dato paure, incertezze, sconforto, torte bruciate, cancelli rotti, dolori e lutti.
Ma mi ha pure dato i sorrisi dei miei figli, le carezze di mio marito, giornate di sole, gelati, pizze e amici.
Quindi, in poche parole, ho avuto tanti problemi ma anche i mezzi per superarli.

E allora?
Allora mi vesto a festa, perché sono viva e già quello meriterebbe di essere festeggiato ogni giorno.
E poi? E poi prendo il piede di porco per aprire quel cavolo di cancello!
E, cari amici, a tutti voi, non posso che augurare un 2021 così, fatto di vestiti a festa e piedi di porco…
Non perdiamo tempo domandando cosa ci riserverà il futuro, cominciamo seriamente a pensare cosa possiamo fare noi per lui.
Buon anno!

Pubblicato il

Golosi di tutto il mondo uniamoci!

Torta-cioccolato-arancia-peperoncino-Podere-lOntano

Segue ricetta lunga, ma semplice, per una torta simile alla Sacher ma di sicuro dal carattere più marcato.
TORTA AL CIOCCOLATO, MARMELLATA DI ARANCE E PEPERONCINO
Ingredienti (quantità per 1 stampo da 20 cm e 3 strati)Per la base al cioccolato:
-150 gr di cioccolato fondente
-130 gr di burro
-180 gr di zucchero semolato
-6 uova
-130 gr di farina’00
-40 gr di zucchero a velo
-1 pizzico di sale
Per la farcia:
-240 gr di marmellata di arance e peperoncino
Per la glassa:
-360 gr di cioccolato fondente
-250 gr di panna liquida fresca
-mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere (facoltativo)
Procedimento:
Dividete i tuorli dagli albumi, montate a neve ben ferma con lo zucchero semolato fino ad ottenere una meringa lucida e morbida (leggete d’ora in avanti sostituendo la R con la V come farebbe Iginio Massari 🙂 Nel frattempo fondete a bagnomaria il cioccolato avendo cura che rimanga liscio e senza grumi; una volta sciolto fatelo raffreddare girando sempre.A parte montate lo zucchero a velo con il burro, incorporate piano piano i tuorli fino ad ottenere una cVeeema moVbidissima ( :-D).
Aggiungete il cioccolato sciolto e raffreddato amalgamando bene con l’aiuto di una frusta. Unite gli albumi montati a neve incorporando con una spatola dal basso verso l’alto; infine aggiungete la farina, sempre con lo stesso metodo.
L’impasto a questo punto risulterà morbido, spumoso e denso. Trasferite in uno stampo precedentemente imburrato e infarinato.
Cuocete a 180° per circa 30 – 35 minuti.
Un trucco:
Sfornate la base e lasciate intiepidire per 10 minuti, capovolgete la torta su un piano (tagliere o piatto) e lasciate in questo modo per circa 30 minuti. In questo modo avrete una torta senza bombature. (Errori da evitare nella farcitura: tagliare la torta quando è tiepida! NOOOO! Brutto! Non si fa! La Torta va tagliata fredda per evitare rotture e sbriciolamenti, imprecazioni varie e l’apparizione di Iginio che dice “Ma che disasVto!)Una volta tagliati i tre dischi, spalmate la marmellata di arance e peperoncino (2-3 cucchiai su ogni strato)Glassa al cioccolato “Il mio mestVo Esimio signoV Ganache mi lassiò in eVedità il segVeto di un peVfetto cioccolato peV copeVtuVa… “ Scaldate la panna portandola ad ebollizione, spegnete il fuoco, aggiungete il cioccolato tritato girando con una frusta. A questo punto i più ardimentosi, è proprio il caso di dire, potranno aggiungere mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere, io adoro l’ Habanero Chocolate, ma può andar bene anche il comune peperoncino che usate in cucina (valutate il grado di piccantezza per la dose).
La glassa sarà pronta in poco tempo. Fatela raffreddare per 5 minuti avendo cura di continuare a girare perché si mantenga fluida e senza gVuuumi. Se volete una copertura liscia, tipo dolce da pasticceria procedete tenendo il dolce su una griglia e spalmando il cioccolato in due tempi: la prima volta con un coltello in modo da stuccare le imprecisioni (come faccio io con il correttore quelle poche volte che mi trucco) poi versando il rimanente cioccolato sulla torta senza usare spatole ma lasciando colare la glassa lungo le pareti. (Permettete in seguito ai golosi di famiglia di leccare la griglia e tutti gli utensili usati nella preparazione… ricordandovi di avvertirli se avete usato il peperoncino!) Se siete arrivati a leggere fin qui siete golosi senza frontiere… e le festività sono appena cominciate! Raccomandatevi al dio sacro della bilancia, perché tra lockdown, cenoni casalinghi, pandori e panettoni, arriveremo al 6 gennaio rotolando!!!

Pubblicato il

Il potere dei sensi

Alle 10:30 di mattina il mio stomaco brontola. Per dir la verità sarebbe più appropriato dire “tuona”. Certo, son già passate quattro ore dalla prima colazione… ma tanto brontolerebbe ugualmente , che ci posso fare, ho sempre fame! 🙂 Insomma decido che ci starebbe bene una tisana ai frutti di bosco; accompagnata naturalmente da qualcosa di un po’ più sostanzioso. Ecco, è l’occasione giusta per controllare la conservazione delle confetture. Prendo dallo scaffale “Pesche Ubriache”.Preparo in maniera spartana la tavola, giro il tappo sul vasetto e basta il sonoro “snap” del sottovuoto a far capire al mio stomaco che sta arrivando il ristoro, così lui mi ripaga con un’ ulteriore capriola simile omai più ad un crampo. Ammonticchio (spalmare è da pivelli) una generosa dose di confettura, avendo cura di mettere anche un paio di pezzettoni, su una fetta biscottata croccante; non appoggio nemmeno sul tovagliolo e sferro il primo morso…BAM!Una esplosione nella testa. Un filmato scorre sotto le palpebre chiuse nell’intenzione di trattenere il ricordo che mi sta pervadendo: io bambina sulle ginocchia del mi’ babbo che elemosino un tocchetto di pesca marinata nel vino. La sensazione di quel dolce frutto, l’implicito messaggio “sei abbastanza grande per poter assaggiare una cosa da adulti”, la leggera ebrezza già solo dall’odore del poco alcol.Tutto in pochi secondi.Ho dovuto cercare le foto di quell’anno, ho dovuto pasturare la mia anima con i ricordi lieti di quel periodo, quando l’infanzia era fatta di sogni e speranze ed il pericolo più grande era prendere un brutto voto a scuola. Le gite sulla neve, i pic-nic primaverili, i papaveri raccolti al campo di volo, l’estate in campeggio, il sole sulla pelle salata e la sabbia nel costume, i genitori onnipotenti e la certezza di essere amata e protetta.Era un tempo diverso: era un passato semplice e non un futuro complesso; un tempo in cui i giorni erano affermazioni e non continui interrogativi.Allora bastava poco, bastava un pezzetto di pesca “ubriaca”.Io voglio ritrovare parte di quel tempo nella quotidianità di questo circo a tre piste che chiamiamo presente.Siamo fatti di carne e sentimenti e dovremmo cibare entrambi come si deve. Io stamani mi son presa cura di me. A volte basta anche poco.

Pubblicato il

Decalogo per la moglie dell’apicoltore

Decalogo-della-moglie-dell-apicoltore-podere-l-ontano

1-Rassegnatevi a vivere una vita appiccicaticcia:

quando visiterà le arnie, quando smielerà, quando gli verrà in mente di raccogliere la propoli; qualsiasi operazione alla fine vi porterà in casa una sostanza adesiva, collosa o viscosa.

2-Siate disposte ad assaggiare tutto:

miele, polline, propoli, idromele, pappa reale (No! Le larve no!), e tutta la pletora dei prodotti dell’arnia, e più volte visto che “il sapore cambia sempre”.

3-Abituatevi a tutti gli attrezzi ed ammennicoli lasciati in giro:

dal cappello con la retina lasciato sulla testiera del letto ai “bigodini” e le varie gabbiette per regine sul comodino, dalla leva per aprire le arnie in bagno (?) all’affumicatore nel baule dell’auto.

4-Cercate i pungiglioni nei posti più impensati:

quando rientrerà, dopo una giornata particolarmente movimentata, dovrete guardare ogni centimetro del suo corpo, troverete i pungiglioni in posti che mai vi sareste sognate di guardare! 😀

5-Abbandonate le paure:

in primavera capiterà, prima o poi, che venga richiesto il vostro aiuto; poco importa che abbiate sempre avuto terrore delle cose ronzanti, vi ritroverete arrampicate su qualche scala, con una cassetta sulla testa, perché le mani vi serviranno a tenervi aggrappate, in mezzo a migliaia di cosette pungenti.

6-Imparate a valutare le api come unità di misura:

un po’ come Banana Joe con i suoi frutti gialli, così i vostri mariti misureranno il mondo, tipo “con quei soldi sai quante arnie ci compro!” oppure “Una regina costa meno” e via discorrendo.

7-Programmate le vacanze in base al lavoro dell’apiario:

a gennaio strappate pure i mesi di aprile, maggio e giugno; fate una foto al vostro compagno, incorniciatela e portatevela appresso. Volendo anche una registrazione perché in quel periodo non risponderà nemmeno al telefono. Anche luglio e agosto sono da scordare, a settembre e ottobre c’è sempre da fare… se il tempo è bello pure novembre; mettete in conto qualche visita a dicembre e da febbraio si trova sempre qualche impegno.

8-Quando uscite insieme non dimenticate mai di portarvi un buon libro:

siccome incontrerete sempre un collega apicoltore (non mi chiedete perché ma succede, son più numerosi degli affiliati alla carboneria) e, niente, inizieranno a parlare di cose interessantissime come “blocco di covata”, “trattamenti antivarroa”, “nutritori e sciroppi”…

9-Imparate a convivere con la sua assenza nel letto:

le sue amanti sono tante e voi non potrete mai competere; riusciranno a strapparlo dalla vostra alcova quando albeggia appena per farcelo rientrare di soppiatto diverse ore dopo, stremato dall’impegno che richiedono questi antelucani incontri.

10-Non regalategli profumi e dopobarba:

abbracciandolo e annusandolo sentirete sempre quel lieve sentore di miele, il profumo dell’amore che vostro marito dedica alle api, che poi altro non è che l’essenza di un sentimento verso tutto il creato dove siete comprese anche voi.

Noi stessi siamo l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande e la vita che li unisce.”(Khalil Gibran) e l’apicoltore è un uomo che per natura non riesce a fare differenze, amando tutto con la stessa intensità.

Siate fiere di quello che fa .

Pubblicato il

Ciliegie (rosari e preghiere)

Ciliegie, confettura di ciliegie, marmellate o confetture

20 Kg.
20 chili di ciliegie da snocciolare… a mano!
Per quanto io ami il mio lavoro, questa non è davvero la più divertente delle incombenze. I gesti sono misurati, ripetitivi, diventano automatici e quindi noiosi.
In più sono finite le pile alla radio (ed il cavo di alimentazione è nel famoso luogo “sicuro” dove l’ho messo certa di ritrovarlo all’occorrenza).
Insomma, il mio corpo è qui, le mani si muovono secondo un ritmo cadenzato che non lascia margini ad errori: prendo un frutto, lo sistemo nello snocciolatore, ZAC! polpa a destra, nocciolo a sinistra.


E via e via, quante ciliegie ci saranno in un chilo?
Quanti i grani di questo rosario infinito che mi passano tra le dita?


Quando il corpo si muove in una danza tanto ritmica quanto conosciuta la mente non rimane legata ad esso… la mente vola. Vola sopra i campi del nostro da fare, vola sulle preoccupazioni di una vita fatta a forma di punto interrogativo, ed ogni piccolo frutto rotondo diventa il grano di una Corona, diventa una speranza ed una muta preghiera.


In questa prima fase d’annata (l’apostrofo è facoltativo), in questo 2019 che non stenterei a definire annus horribilis per l’apicoltura, in questi due mesi che hanno messo in ginocchio un intero settore e che, ahimé, hanno costretto a chiudere i battenti tanti piccoli produttori, i miei pensieri e preoccupazioni cadono sempre, come un brutto sedimento all’interno di una pregiata bottiglia di vino, sul fondo del cuore.
E mi ritrovo a pregare:
– ché non piova troppo,
– ché non piova poco,
– ché non sia troppo caldo,
– ché non tiri troppo vento,
– ché ci sia abbastanza nettare,
– ché fioriscano copiosamente le varie essenze e ché non abbiano parassiti ad impedirglielo,
– ché la peste non colpisca le arnie e la varroa non indebolisca le api,
– ché la stagione non favorisca le sciamature,
– ché il tasso non trovi il modo di passare dalla rete,
– ché i piromani non diano fuoco al bosco e gli agricoltori non spargano veleni,
– ché non ci facciano visita i ladri

– ché non ci venga il colpo della strega nello spostare i melari e la salute ci assista per poter portare a termine il nostro lavoro,
– ché la gente capisca la differenza tra il nostro miele e quello cinese più economico, e qualcuno compri il frutto delle nostre fatiche.
Siamo imprenditori agricoli, il nostro rischio d’impresa ha più voci di qualsiasi altro.
Ma noi abbiamo una marcia in più NOI AMIAMO QUELLO CHE FACCIAMO.
Stiamo fuori con -10° a nutrire le nostre api non solo perché morendo non ci darebbero di che vivere, ma perché le amiamo e NON vogliamo che muoiano.
Stiamo sotto il sole a 40° perché i cicli naturali non si fermano ed un lavoro, quando “è da fare”, non è quasi mai procrastinabile.
Diventiamo più attenti e più sensibili.
Più burberi?
Anche.
Perché ciò che ci circonda è VERO, durissimo ma vero, e allora diventa sempre più difficile partecipare al gioco di un mondo che troppo spesso cambia le carte in tavola.
Allora io snocciolo.
Snocciolo e prego.
E quando sono stufa di pregare, e le preoccupazioni diventano troppe, smetto di pregare e mi mangio una ciliegia.

Pubblicato il

Mele e uvetta

Confettura di mele e uvetta - vasetto confettura podere l'ontano

Le Festività sono alle porte, e certamente le golosità non mancheranno; come le visite inaspettate o gli amici a cena all’ultimo momento.
Certo, non si offenderanno se andremo a prendere una pizza da asporto. Ma non vogliamo addolcirli un po’ nel dopocena?
Una soluzione veloce: un rotolo di pasta sfoglia (di quelli già pronti, da tenere in frigo per le emergenze come questa), una mela da tagliare a piccoli pezzi, una manciata di pinoli e… se avete in dispensa una confettura MELE e UVETTA, il gioco è fatto!
In 5-10 minuti sulla placca del forno avrete uno strudel pronto da cuocere.
La cannella? No, non me la sono dimenticata, potrete spolverizzarla sopra al dolce se ai commensali piace, altrimenti andrà bene anche una semplice imbiancatina di zucchero a velo.
E adesso, che solo a parlarne mi è venuta fame, vado in cucina a far finta di avere ospiti inattesi
!

Pubblicato il

La grandezza delle piccole cose

Apicoltura, miele e api, produzione miele

Il nostro futuro dipende dalla sopravvivenza di questi e altri piccoli pronubi (impollinatori).
In natura ce ne sono sempre di meno: inquinamento, pesticidi e stravolgimento di interi ecosistemi, sono le principali cause di morte.
Senza il loro “lavoro” sparirebbero la maggior parte delle specie vegetali che conosciamo e, conseguentemente, anche moltissimi animali, noi compresi.
Penso sia il momento di pensarci seriamente.
E di fare qualcosa.
Ognuno, nel suo piccolo, anche su un balcone in pieno centro, può coltivare fiori che attraggano e nutrano le api, i bombi ed i sirfidi; ciascuno di noi può evitare di usare insetticidi nei propri giardini (qualche puntura di zanzara può valere la salvezza del pianeta, no?? ), e qualsiasi persona può denunciare l’uso, spesso improprio, di pesticidi in agricoltura.


Volere è potere.
IO VOGLIO!